06.03.2018
CERPA
Piera Nobili: “Insieme per diffondere il benessere ambientale”
Passi avanti nella diffusione della cultura dell’accessibilità ne sono stati fatti in questi anni. Ma non basta: bisogna far di più perché il benessere ambientale entri nel vocabolario comune di progettisti e di amministratori pubblici. Lo scorso 9 febbraio, l’architetta Piera Nobili è stata eletta all’unanimità (“In realtà c’era un voto contrario: il mio”, scherza) presidente di Cerpa Italia onlus da parte del nuovo consiglio direttivo. Il suo è un ritorno: vicepresidente dal 2015 al 2018 sotto la presidenza di Gaetano Venturelli, era stata al vertice dell’associazione già dal 2003 al 2015. “Il benessere ambientale è dato da quell’insieme di prestazioni che un luogo dovrebbe avere per consentire a tutti di essere vissuto in autonomia – spiega –. Un luogo accessibile, aperto, non disorientante, confortevole nell’uso e anche piacevole: la radice greca di ‘bello’ ha a che fare con ‘qualcosa che funziona’, se uno spazio è bello lo uso e lo vivo di più. E un luogo che favorisce il benessere ambientale è un luogo abilitante, che permette a tutti di esprimersi pienamente”.
Architetta, qual è la situazione attuale in Italia in tema di accessibilità e benessere ambientale?
“C’è stata un’evoluzione: se fino a qualche anno fa il concetto di accessibilità era legato solo alle persone con disabilità, ora si è esteso a tutte le persone: perché è diversa la fruizione di un edificio da parte di un uomo o di una donna, di un bambino o di un immigrato. Si sono fatti passi avanti anche considerando l’accezione più ristretta di accessibilità, soprattutto per merito delle persone con disabilità e delle loro associazioni, tanto che oggi si ha un interesse maggiore verso i Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche, i Piani per l’accessibilità urbana e verso modelli residenziali che seguono chi li abita per tutta la vita. C’è interesse anche verso temi più di nicchia, come i parchi gioco, e altri ancora ne stanno venendo fuori come l’emergenza in fragilità e la fruizione della cultura. A favore di questa accresciuta attenzione hanno giocato alcuni fattori, a partire dall’obbligo della formazione professionale da parte degli ordini, senza dimenticare l’Icf del 2001 e la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità”.
Ci troviamo quindi in una situazione ottimale o ci sono ancora problemi da affrontare?
“Ce ne sono: siamo indietro dal punto di vista delle realizzazioni in ambito urbano, ospedaliero, scolastico, sportivo e residenziale. Perché? In parte perché, complice la crisi, mancano fondi. Ma non solo: amministrazioni pubbliche ed enti locali privilegiano la sostenibilità ambientale, la messa in sicurezza dell’edilizia e la rigenerazione urbana, temi assolutamente condivisibili, ma mettono in secondo piano quello del benessere ambientale, del pensare la città e i suoi manufatti affinché siano fruibili da tutte e tutti”.
Degli amministratori pubblici abbiamo detto. Ma quanto è presente la cultura dell’accessibilità tra i progettisti?
“Frequentando diverse realtà come architetta e grazie al Cerpa, ho avuto modo di notare come ci sia maggiore attenzione tra i giovani progettisti, specie tra le donne. Tra i senior, tra cui posso rientrare anche io, questa sensibilità è meno diffusa, un po’ per formazione e un po’ per una certa insofferenza a voler affrontare la questione, per cui si limitano ad applicare con il copia-incolla le norme tecniche”.
Prossime sfide del Cerpa?
“Ne abbiamo diverse: su tutte ci concentreremo sul tema della sicurezza inclusiva, dell’accessibilità della cultura, che si intreccia con il turismo, e sul tema della città accessibile, per il quale siamo già da tempo impegnati con l’Istituto nazionale di urbanistica”.